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264 | storia della decadenza |
letti ed applauditi da’ suoi contemporanei1; ma sebbene ei gli ponesse rispettosamente a’ piedi del trono, l’orgoglio di Giustiniano doveva esser punto dalle lodi d’un Eroe, che sempre ecclissa la gloria del suo inattivo Sovrano. L’intima sublime cognizione dell’indipendenza fu vinta dalle speranze e da’ timori della schiavitù; ed il Segretario di Belisario si procurò il perdono ed il premio ne’ sei libri degl’Imperiali Edifizi. Aveva egli scelto con accortezza un soggetto di apparente splendore, in cui potesse altamente celebrare il genio, la magnificenza e la pietà d’un Principe, che riguardato e come Conquistatore e come Legislatore, avea sorpassato le puerili virtù di Temistocle e di Ciro2. La mancanza d’incontro potè indurre l’adulatore ad una segreta vendetta; ed il
- ↑ Agat. in Praef. p. 7, 8 l. IV p. 137, Evagrio (l. IV c. 12). Vedasi anche Fozio Cod. LXIII p. 65.
- ↑ Κυρου παιδεια l’Istituzion di Ciro (dice nella Pref. ad libr. de Aedificiis περι κτισματων) non è altro che Κυρου παιδια (una puerizia di Ciro) giuoco di parole! In questi cinque libri Procopio affetta uno stile cristiano, ugualmente che cortigiano.
non consultaron neppure i manoscritti della Libreria Vaticana, di cui essi eran Prefetti (Alemann. in Praefat. Anecdot); 3. Il testo Greco non fu stampato che nel 1607 dall’Hoeschelio d’Augusta (Diction. de Bayle Tom. II p. 782); 4. L’edizione di Parigi fu eseguita imperfettamente da Claudio Maltret, Gesuita di Tolosa (nel 1663), molto lontano dalla stamperia del Louvre, e da’ manoscritti Vaticani, dai quali però egli ottenne alcuni supplementi. I Commentari ec. ch’esso promise, non son mai comparsi alla luce. L’Agatia di Leida (1594) fu saviamente ristampato dall’Editore Parigino con la versione latina di Bonaventura Vulcanio, dotto interprete (Huet. p. 176).