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storia della decadenza |
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nella torre di Pavia la Consolazione della Filosofia, aureo libro, non indegno della penna di Platone o di Tullio, ma che riceve un merito incomparabile dalla barbarie de’ tempi, e dalla situazione dell’Autore. Quella guida celeste, ch’egli aveva per tanto tempo invocato in Roma ed in Atene, discese allora ad illuminare la sua prigione, a ravvivare il suo coraggio, ed a versare nelle sue ferite il salutare di lei balsamo. Essa gl’insegnò a paragonare la lunga prosperità, da lui goduta, con la sua presente miseria, ed a concepire nuove speranze dall’incostanza della fortuna. La ragione l’avea informato della precaria qualità dei suoi doni; l’esperienza l’avea convinto del reale valore di essi; ei gli avea goduti senza colpa; poteva dunque spogliarsene senza neppure un sospiro, e tranquillamente sdegnar l’impotente malizia de’ suoi nemici, che gli avevan lasciato la felicità, mentre non avevan potuto togliergli la virtù. Dalla terra, Boezio innalzavasi verso il Cielo in cerca del Sommo Bene; esplorava il metafisico laberinto del caso e del destino, della prescienza e della libertà, del tempo e dell’eternità; e generosamente procurava di conciliare i perfetti attributi della Divinità, con gli apparenti disordini del suo fisico e morale Governo. Tali motivi di consolazione, sì ovvj, sì vaghi o sì astrusi, sono inefficaci a vincere i sentimenti della natura umana. Non pertanto la fatica di pensare può divertire il sentimento della disgrazia; ed il Saggio, che può artificiosamente combinare nella medesima opera le diverse ricchezze della Filosofia, della Poesia e dell’Eloquenza, dee già possedere quell’intrepida calma, ch’ei dimostra di cercare. La sospensione, ch’è il peggiore de’ mali, finalmente fu tolta dai ministri di morte, ch’esegui-