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dell'impero romano cap. xxxix. 235

Campania nella bella e fertil provincia dell’Istria, la quale comunicava col palazzo di Ravenna, mediante una facil navigazione di cento miglia. Le ricche produzioni della Lucania e delle contigue Province, si portavano alla Fonte Marcilia, dov’era una copiosa fiera ogni anno, consacrata al commercio, all’intemperanza ed alla superstizione. Nella solitudine di Como, che fu animata una volta dal dolce genio di Plinio, un trasparente bacino di sopra sessanta miglia in lunghezza tuttavia rifletteva le rurali dimore, che circondavano il margine del lago Lario, ed una triplice coltivazione di ulivi, di viti e di castagni cuopriva il piacevol pendìo delle colline1. All’ombra della pace risorse l’agricoltura, e si moltiplicarono i coltivatori mediante il riscatto degli schiavi2. Si scavavano con attenzione le miniere di ferro della Dalmazia, ed una d’oro nell’Abruzzo, e le paludi Pontine, come anche quelle di Spoleto, furono asciugate e coltivate da privati speculatori, il lontano premio de’ quali dee dipendere dalla continuazione della pubblica prosperità3. Quando le stagioni eran meno

  1. Nell’Epistole di Cassiodoro vagamente si dipingono le ville, il clima, e le vedute di Baia (Var. IX 6. Vedi Cluver., Ital. antiqu. l. IV c. 2 p. 1119 ec.) d’Istria (Var. XII 22, 26), e di Como (Var. XI 14 paragonata con le due Ville di Plinio IX 7).
  2. In Liguria numerosa Agricolarum progenies (Ennod. 1678, 1679, 1680). S. Epifanio di Pavia redimè, per mezzo di preghiere o di riscatto, 6,000 schiavi da’ Borgognoni di Lione o di Savoia. Tali azioni sono memorabili più dei miracoli.
  3. L’economia politica di Teodorico (Vedi l’Anon. Vales. n. 721 e Cassiodoro in Chron.) può distintamente ridursi