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quasi che mancandoci il memorabile Testo di S. Giovanni1 = Tres sunt qui testimonium dant in coelo Pater, Verbum, et Spiritus S., et hi tres unum sunt = non se ne avesse altra prova. Coloro che son versati nelle scienze sacre, ed ai quali non sono ignote le opere dei Bull, dei Bianchini, de’ Maffei, Calmet ec. non hanno bisogno dei nostri lumi per condannare una critica sì sfrenata. Per gli altri che amano la brevità in cotal genere di discussioni, più delle nostre, abbiamo creduto opportune le riflessioni fatte sopra i due articoli sopraccennati da Monsignor Claudio Fleury2, Autore citato più volto dal Sig. Gibbon, ed a cui non può darsi la taccia di superstizioso o di credulo senza ingiustizia. Ecco pertanto ciò che egli dice dei Monaci primitivi3.

Dopo i Martiri viene uno spettacolo egualmente maraviglioso, e sono i Solitari. Comprendo sotto questo nome i Monaci, gli Anacoreti, e quelli, che nei primi tempi si chiamavano Asceti. Questi si ponno dir Martiri della penitenza, e le lor sofferenze son tanto più maravigliose, quanto più volontarie e più lunghe; poichè in luogo di un supplizio di poche ore, essi hanno portata fedelmente la loro Croce per lo spazio di cinquanta, o sessant’anni. Trattando di essi, mi sono esteso forse troppo, se considero il gusto degli Eruditi, o de’ curiosi, che poco valutano l’orazione, e le pratiche di pietà. Credo per altro, che la vita dei Santi formi una gran parte della Storia Ecclesiastica, e risguardo questi Santi Solitari come il modello

  1. I. Joan. Cap. 5 N. 7.
  2. Discors. 2 sopra la Stor. Eccl.
  3. §. 3 al luog. cit.