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storia della decadenza |
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golavano secondo gli ordini d’una distante Corte. La felicità di cento milioni dipendeva dal merito personale d’uno, o di due uomini, forse di fanciulli, gli animi de’ quali eran corrotti dall’educazione, dal lusso e dal potere dispotico. Nel tempo delle minorità de’ figli, e de’ nipoti di Teodosio ricevè l’Impero le più profonde ferite; e quando parve, che quest’inetti Principi fossero giunti all’età virile, essi abbandonaron la Chiesa ai Vescovi, lo Stato agli Eunuchi, e le Province a’ Barbari. L’Europa ora è divisa in dodici potenti quantunque non uguali Regni, in tre rispettabili Repubbliche, ed in una quantità di Stati più piccioli sebbene indipendenti: si son moltiplicate le occasioni di esercitare i talenti Reali, e ministeriali, almeno in proporzione del numero de’ loro regolatori; e possono regnare nel Settentrione un Giuliano, o una Semiramide, nel tempo che Arcadio ed Onorio stanno di nuovo dormendo su’ troni del Mezzogiorno. Gli abusi della tirannia son frenati dalla vicendevole influenza del timore e della vergogna; le repubbliche hanno acquistato dell’ordine e della stabilità; le monarchie si sono imbevute di principj di libertà, o almeno di moderazione; e si è introdotto nelle più difettose costituzioni qualche sentimento d’onore e di giustizia da’ costumi generali de’ nostri tempi. Nella pace, viene accelerato il progresso delle cognizioni e dell’industria dall’emulazione di tanti attivi rivali; nella guerra, si esercitano le forze europee per mezzo di moderate, e non decisive battaglie. Se uscisse un selvaggio conquistatore da’ deserti della Tartaria, dovrebbe replicatamente vincere i robusti contadini della Russia, i numerosi eserciti della Germania, i valorosi nobili della Francia, gl’intrepidi uomini liberi dell’Inghilterra; i quali tutti po-