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dell'ipero romano cap. xxxviii. 173

lor sistema militare, le reclute, le armi, gli esercizi, la subordinazione, le marce, gli accampamenti, e l’invincibile legione loro, superiore, nell’attività della forza, alla Falange macedonica di Filippo e d’Alessandro. Da tali istituti di pace e di guerra, Polibio ha dedotto lo spirito, ed il successo d’un Popolo, incapace di timore, ed impaziente di riposo. Fu intrapreso e condotto a termine l’ambizioso disegno di conquista, che avrebbe potuto eludersi dall’opportuna cospirazione dell’uman genere; e si mantenne la perpetua violazione della giustizia con le politiche virtù della prudenza e del coraggio. Le armi della Repubblica, talvolta vinte in battaglia, ma sempre vittoriose nella guerra, si avanzarono con rapidi passi fino all’Eufrate, al Danubio, al Reno ed all’Oceano, e le immagini d’oro, d’argento o di rame, che potrebbero servire a rappresentar le nazioni ed i loro Re, furono l’una dopo l’altra spezzate dalla ferrea Monarchia di Roma1. L’innalzamento d’una città, che crebbe tanto da formare un Impero, può meritare, come un singolar

    che riflettendo alle vicende delle cose umane, interamente applicavali alle future calamità di Roma (Appian., in Libycis p. 136, edit. Toll.).

  1. Vedi Daniel II 31, 40. „Ed il quarto regno sarà forte come ferro, perciocchè rompe come il ferro, e supera tutte le cose„. Il resto della profezia (cioè la mescolanza del ferro e della creta) s’avverò secondo S. Girolamo, ne’ suoi tempi: Sicut enim in principio nihil Romano Imperio fortius, et durius ita in fine rerum nihil imbecillius: quum et in bellis civilibus, et adversus diversas nationes aliarum gentium barbararum auxilio indigemus. Oper. Tom. V p. 572.