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dell'impero romano cap. xxxviii. 149

dice, un’orribile strage, distrussero la reciproca fiducia che sostiene il commercio nella pace, e nella guerra1.

[A. 355-582] Engisto, che arditamente aspirava alla conquista della Brettagna, esortò i suoi compatriotti ad abbracciar quella gloriosa occasione; dipinse loro con vivaci colori la fertilità del suolo, la ricchezza della città, l’indole pusillanime de’ nativi abitatori e la comoda situazione d’una solitaria e spaziosa isola, accessibile da ogni parte alle flotte de’ Sassoni. Le successive colonie, che nel corso d’un secolo uscirono dalle bocche dell’Elba, del Weser e del Reno, furono principalmente composte di tre valorose tribù, o nazioni Germaniche, cioè de’ Juti, degli antichi Sassoni e degli Angli. I primi, che combattevano sotto la special bandiera d’Engisto, ebbero il merito di aprire a’ loro nazionali il sentiero della gloria, e d’erigere in Kent il primo regno indipendente. La fama di tal impresa fu attribuita a’ primitivi Sassoni, e si descrivon le comuni leggi ed il linguaggio de’ conquistatori col nome nazionale d’un Popolo, che al termine di quattrocento anni produsse i primi Re della Brettagna meridionale. Gli Angli si distinsero pel numero, e per la felicità loro; e s’arrogaron l’onore di dare un perpetuo nome a quella regione, di cui occuparon la maggior parte. I Barbari, che seguirono le speranze della rapina, sì

  1. Nennio attribuisce a’ Sassoni l’uccisione di trecento Capi Brettoni: delitto non incoerente a’ selvaggi loro costumi. Ma non siam obbligati a credere (Vedi Jeffrey di Monmouth L. VIII c. 9, 12), che Stonehenge sia un monumento di essi, che i giganti avevano anticamente trasportato dall’Affrica nell’Irlanda, e che fu quindi recato nella Brettagna per ordine d’Ambrogio, e per l’arte di Merlino.