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dell'impero romano cap. xxxviii. | 147 |
[A. 449] Circa quarant’anni dopo lo scioglimento del governo Romano, sembra che Vortigerno avesse ottenuto il supremo, quantunque precario, comando de’ Principi, e delle città della Brettagna. Quest’infelice Monarca è stato quasi da tutti condannato per la debole ed erronea politica d’avere invitato1 un formidabile straniero a rispingere le moleste incursioni d’un nemico domestico. Si mandano, da’ più gravi Storici, i suoi ambasciatori alla costa della Germania; indirizzano questi una patetica orazione alla Generale Assemblea dei Sassoni, e quei bellicosi Barbari risolvono d’assistere con una flotta ed armata i supplicanti d’una lontana ed incognita Isola. Se la Brettagna, in vero, fosse stata incognita a’ Sassoni, la misura delle sue calamità sarebbe stata meno ripiena. Ma la forza del Governo Romano non poteva sempre guardare la Provincia marittima contro i pirati della Germania: gli Stati indipendenti e divisi erano esposti a’ loro attacchi; ed i Sassoni si saranno alle volte uniti con gli Scoti ed i Pitti in una espressa o tacita colleganza di distruzione e di rapina. Vortigerno poteva solo bilanciare i vari pericoli, che assalivano da ogni parte il suo trono ed il suo Popolo; e la sua politica può meritar lode o scusa, se preferì l’alleanza di que’ Bar-
- ↑ Quest’invito, che può in qualche modo fondarsi sulle incerte espressioni di Gilda e di Beda, è ridotto ad una regolare storia da Witikindo, Monaco Sassone del decimo secolo (Ged. Consin, Hist. de l’Empire d’Occident Tom. II p. 366). Rapin, ed anche Hume si sono troppo francamente serviti di questa sospetta testimonianza senz’aver riguardo alla precisa e probabile autorità di Nennio: „Interea venerunt tres Chiulae a Germania in exilio pulsae, in quibus erant Hors, et Hengist.„