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dell'impero romano cap. xxxviii. |
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matrimonio, de’ testamenti, o dell’eredità, era sempre regolata secondo il Codice Teodosiano: ed un Romano malcontento poteva liberamente aspirare o discendere al titolo e carattere di Barbaro. Gli onori dello Stato erano accessibili alla sua ambizione; l’educazione e l’indole de’ Romani li rendeva più specialmente atti agli ufizi del Governo civile; e tostochè l’emulazione ebbe riacceso il loro militare ardore fu permesso a’ medesimi di marciar nelle linee, o anche alla testa de’ vittoriosi Germani. Io non mi proporrò d’enumerare i Generali ed i Magistrati, i nomi de’ quali1 attestano la generosa politica de’ Merovingi. Il comando supremo della Borgogna, col titolo di Patrizio, fu successivamente affidato a tre Romani, e Mummolo2, l’ultimo ed il più potente fra essi che alternativamente salvò e disturbò la Monarchia, era succeduto a suo padre nel posto di Conte d’Autun, e lasciò un tesoro di trenta talenti d’oro, e di dugentocinquanta d’argento. I feroci ed ignoranti Barbari furono esclusi per varie generazioni dalle dignità,
- ↑ Vedi Dubos (Hist. Crit. de la Monarch. Franc. T. II L. VI c. 9, 10). Gli Antiquari francesi stabiliscono come un principio, che i Romani, ed i Barbari posson distinguersi da’ loro nomi. Questi nomi formano senza dubbio una ragionevole presunzione; eppure leggendo Gregorio di Tours, ho notato Gondulfo, di stirpe Senatoria, o Romana (L. VI c. 11 in Tom. II p. 273), e Claudio, Barbaro (L. VII c. 29 p. 303).
- ↑ Gregorio di Tours fa più volte menzione d’Ennio Mummolo dal quarto libro (c. 42 p. 224) fino al settimo (c. 40 p. 310). La computazione per talenti è molto singolare; ma se Gregorio annetteva qualche idea a quest’antiquata parola, i tesori di Mummolo dovettero ascendere a più di 100,000 lire sterline.