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dell'impero romano cap. xxxviii. 135

sopra un patibolo. Finalmente Attalo, ed il fedel suo Leone giunsero all’amica abitazione d’un Prete di Reims, che ristorò le loro mancanti forze con pane e vino, gli celò alle ricerche del loro nemico e gli condusse salvi, fuori de’ confini dal Regno d’Austrasia, al palazzo episcopale di Langros. Gregorio abbracciò il suo nipote con lacrime di allegrezza; liberò con gratitudine Leone, e tutta la sua famiglia, dal giogo della servitù, e gli concesse la proprietà d’una possessione, dove potè finire i suoi giorni felicemente, ed in libertà. Questa singolare avventura notata con tante circostanze di verità e di natura fu raccontata forse da Attalo stesso al suo cugino o nipote, primo Istorico dei Franchi. Gregorio di Tours1 era nato circa sessant’anni dopo la morte di Sidonio Apollinare: e la loro situazione fu quasi simile, mentre ciascheduno di essi fu nativo dell’Alvergna, Senatore e Vescovo. La differenza però dello stile e de’ sentimenti loro può dimostrare la decadenza della Gallia, e far chiaramente conoscere quanto la mente umana in così breve spazio avea perduto d’energia e di acutezza2.

  1. I maggiori di Gregorio (Gregorio, Florenzio, Giorgio) erano di nobile estrazione (natalibus... illustres), e possedevano vasti patrimoni (latifundia) sì nell’Alvergna, che nella Borgogna. Egli era nato l’anno 539, fu consacrato Vescovo di Tours nel 573, e morì nel 593 o 595 poco dopo ch’ebbe terminato la sua Storia. Vedasi la sua vita scritta da Odone, Abbate di Clugny (in Tom. II p. 129, 135), ed una nuova di lui vita nelle Memorie dell’Accademia ec. (Tom. XXVI p. 598, 638).
  2. Decedente atque immo potius pereunte alt urbibus Gallicanis liberalium cultura literarum etc. (in praef. Tom. II p. 137): questo è il lamento di Gregorio medesimo,