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dell'impero romano cap. xxxviii. 129

in antico aveva conservato una giusta superiorità fra gli Stati, e le città indipendenti, della Gallia. I bravi e numerosi abitatori di essa mostravano un trofeo singolare, cioè la spada che Cesare stesso avea perduto quando fu rispinto dalle mura di Gergovia1. Risguardandosi essi come discendenti comuni di Troia, vantavano una fraterna connessione co’ Romani2: e se ogni Provincia avesse imitato il coraggio e la fedeltà dell’Alvergna, si sarebbe potuto impedire, o differir la caduta dell’Occidentale Impero. Mantennero costantemente la fedeltà, che avevano con ripugnanza giurata a’ Visigoti; ma quando i loro più valorosi nobili restarono uccisi nella battaglia di Poitiers, accettarono senza resistenza un vittorioso e cattolico Sovrano. Si compì, e si possedè questa facile e pregevol conquista da Teodorico, figlio maggiore di Clodoveo: ma era separata da’ suoi Stati d’Austrasia quella distante Provincia, per l’interposizione de’ regni di Soissons, di Parigi e d’Orleans che dopo la morte del padre formarono l’eredità de’ suoi tre fratelli. Childeberto, Re di Parigi, fu tentato dalla vicinanza e dalla beltà dell’Alvergna3. La campagna superiore,

  1. Quando Cesare la vide, si mise a ridere (Plutarco, in Caesar. Tom. 1 p. 409); pure riferisce l’infelice suo assedio di Gergovia con minor franchezza di quella che avremmo potuto aspettare da un grand’uomo, a cui la vittoria era famigliare. Ei confessa però, che in un attacco perdè quarantasei centurioni, e settecento uomini (de Bello Gallic. l. VI c. 44, 53 in Tom. I p. 270, 272).
  2. Audebant se quondam fratres Latio dicere, et sanguine ab Iliaco populos computare. Sidonio Apollinare l. VII epist. in Tom. I p. 799. Io non so i gradi e le circostanze di questa favolosa discendenza.
  3. O la prima, o la seconda divisione, seguìta fra’ figli