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della selva Ercinia1; le rive del Reno eran coronate, come quelle del Tevere, di eleganti case e di possessioni ben coltivate; e se un poeta navigava pel fiume, potea dubitare da qual parte fosse il territorio Romano2. Fu ad un tratto cangiata questa scena di pace e d’abbondanza in un deserto; ed il solo aspetto delle fumanti rovine potea distinguere la solitudine della natura dalla desolazione dell’uomo. La florida città di Magonza fu sorpresa e distrutta; e molte migliaia di Cristiani crudelmente furono trucidati nella stessa Chiesa. Worms perì dopo un lungo ed ostinato assedio; Strasburgo, Spira, Reims, Tournay, Arras, ed Amiens provarono la crudele oppressione del giogo Germanico; e le fiamme consumatrici della guerra si sparsero dalle rive del Reno sulla maggior parte delle diciassette Province della Gallia. Restò quell’esteso e ricco paese fino all’Oceano, alle Alpi, ed ai Pirenei abbandonato ai Barbari, che in una promiscua folla cacciavano avanti di loro il Vescovo, il Senatore e la Vergine, carichi delle spoglie delle proprie case ed altari3. Gli Ecclesiastici, ai

  1. Claudiano (Cons. Stil. l. I. 221. l. II. 186) descrive la pace e la prosperità della frontiere Gallica. L’Abate Dubos (Hist. Crit. Tom. I. p. 174) leggerebbe Alba (ignoto ruscello delle Ardenne) invece d’Albis, e si diffonde nel pericolo del bestiame Gallico, che pascola di là dall’Elba. Questa è una stoltezza. Nella Geografia poetica l’Elba e l’Ercinia indicano qualunque fiume o qualunque selva nella Germania. Claudiano non è preparato all’esame rigoroso dei nostri antiquari.
  2. ... Geminasque viator
    Cum videat ripas, quae sit Romana requirat.

  3. Girolam. Tom. I. p. 93. Vedi nel primo volume degli Storici di Francia p. 777-782 gli accurati estratti del Carmen