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resto della narrazione d’Agostino e d’Orosio è coerente allo stato della guerra ed al carattere di Stilicone. Sapendo, ch’ei comandava l’ultimo esercito della Repubblica, la sua prudenza non gli permetteva d’esporlo in campo aperto all’ostinata furia dei Germani. Il metodo di circondare il nemico con forti linee di circonvallazione, che per due volte aveva impiegato contro il Re Goto, fu replicato più estesamente in quest’occasione, e con più notabile effetto. Gli esempi di Cesare dovevano esser famigliari anche a’ più ignoranti guerrieri di Roma; e le fortificazioni di Dirrachio, che riunivano insieme ventiquattro castelli per mezzo d’un perpetuo fosso e riparo di quindici miglia, davano il modello d’un trinceramento, che potea circondare ed affamar l’esercito più numeroso di Barbari1. Le truppe Romane avevano degenerato meno dall’industria che dal valore dei loro antichi; e se l’opera servile e laboriosa offendeva l’orgoglio de’ soldati, la Toscana potea supplir più migliaia di contadini, che avranno lavorato, quantunque non avrebbero forse combattuto per la salute della patria. La moltitudine dei cavalli e degli uomini2, chiusi prigionieri, fu

  1. Franguntur montes, planumque per ardua Caesar
    Ducit opus: pandit fossas, turritaque summis
    Disponit castella jugis, magnoque recesso.
    Amplexus fines, saltus numerosaque tesqua
    Et silvas, vastaque feras indagine claudit.

    Pure la semplice verità (Caes. de Bell. Civ. III. 44) è molto più grande delle amplificazioni di Lucano (Phars. l. VI. 2963).

  2. Le oratorie espressioni d’Orosio in arido et aspero montis jugo, in unum ac parvum verticem non sono molto adattate all’accampamento d’un grand’esercito. Ma Fiesole, distante solo tre miglia da Firenze, potea somministrare suf-