Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/76

70 storia della decadenza


[A. 404] I cittadini di Roma erano stati sorpresi dall’avvicinarsi d’Alarico; e la diligenza, con cui procurarono di risarcire le mura della Capitale, dimostrò i loro timori, e la decadenza dell’Impero. Dopo la ritirata dei Barbari, Onorio s’indusse ad accettare il rispettoso invito del Senato ed a celebrare nell’Imperial città l’epoca felice della vittoria Gotica, e del sesto suo consolato1. I sobborghi e le strade, dal ponte Milvio al Colle Palatino, eran piene del Popolo Romano, che nello spazio d’un secolo era stato solo tre volte onorato dalla presenza de’ suoi Sovrani. Tenendo fissi gli occhi sul carro, dove Stilicone meritamente sedeva accanto al suo Reale pupillo, applaudivano essi alla pompa d’un trionfo, che non era macchiato, come quello di Costantino e di Teodosio, dal sangue civile. Passò la processione sotto un arco sublime, ch’era stato innalzato a quest’effetto: ma in meno di sette anni i Gotici conquistatori di Roma poteron leggere (se pure n’eran capaci) la superba inscrizione di quel monumento, che attestava la disfatta e distruzione totale della loro nazione2. L’Imperatore dimorò più mesi nella Capitale, ed ogni parte del suo contegno dimostrava la premura, che aveva di conciliarsi l’affezione del Clero; del Senato, e del Popolo di Roma. Il Clero fu edificato dalle frequenti visite, e dai generosi

    semperque dimisso. Orosio l. 1II. c. 37. p. 567. Claudiano (VI. Cons. Hon. 320) tiravi sopra un velo con una delicata immagine.

  1. L’avanzo del poema di Claudiano sul sesto Consolato d’Onorio descrive il viaggio, il trionfo ed i giuochi (330-660).
  2. Vedasi l’inscrizione nell’Istoria degli antichi Germani di Mascow VIII. 12. Le parole sono positive ed indiscrete, Getarum nationem in omne oevum domitam etc.