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dell'impero romano cap. xxx. 61

tezze del Reno, e la salute della Gallia non era difesa, che dalla fede de’ Germani, e dall’antico terrore del nome Romano. Fu chiamata frettolosamente1 anche la legione, che era posta alla guardia della muraglia Britannica contro i Caledonj, ed un numeroso corpo di cavalleria degli Alani fu indotto ad arruolarsi al servizio dell’Imperatore, che ansiosamente aspettava il ritorno del suo Generale. Si resero celebri la prudenza ed il vigore di Stilicone in tal congiuntura, che nel tempo stesso mostrò la debolezza del cadente Impero. Le legioni di Roma, che da gran tempo languivano, decadendo a grado a grado la disciplina e il coraggio, furono esterminate dalle guerre Gotiche e civili; e fu impossibile, senza esaurire ed espor le Province, adunare un esercito in difesa dell’Italia.

Quando parve, che Stilicone abbandonasse il suo Sovrano nello indifeso palazzo di Milano, aveva probabilmente calcolato il termine della sua assenza, la distanza del nemico, e gli ostacoli, che potean ritardarne la marcia. Contò principalmente su’ fiumi d’Italia, come l’Adige, il Mincio, l’Oglio, e l’Adda, che nell’inverno o nella primavera, al cader delle piogge o allo struggersi delle nevi, comunemente si gonfiano in larghi ed impetuosi torrenti2. Ma accadde, che

  1. Venit et extremis legio praetenta Britannis,
    Quae Scoto dat fraena truci... (De Bell. Get. 416).

    Pure la più rapida marcia da Edimburgo, o da Newcastle a Milano esigeva necessariamente uno spazio di tempo più lungo di quello che Claudiano pare che assegni alla durata della guerra Gotica.

  2. Ogni viaggiatore dee rammentarsi la situazione della Lombardia (Vedi Fontenelle Tom. V. p. 279) che è spesso tormentata da una capricciosa ed irregolare abbondanza di