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e lontano quartiere nelle Province della Gallia. Il solo Stilicone1 ebbe il coraggio, e l’autorità di resistere a questo disonorevole passo, che avrebbe abbandonato a’ Barbari Roma e l’Italia; ma siccome le truppe Palatine ultimamente s’erano distaccate verso la frontiera della Rezia, ed il compenso delle nuove leve era lento e precario, il Generale d’Occidente potè solo promettere, che, se la Corte di Milano avesse mantenuto il suo posto nell’assenza di lui, egli sarebbe in breve tornato con un esercito capace di far fronte al re Goto. Senza perdere un momento di tempo (giacchè ogni momento era di tanta importanza per la salute pubblica), Stilicone s’imbarcò in fretta sul lago Lario, salì sopra montagne di ghiaccio e di neve nel rigore d’un inverno Alpino, ed immediatamente frenò coll’inaspettata sua presenza il nemico, che aveva turbato la tranquillità della Rezia2. I Barbari, probabilmente qualche tribù di Alemanni, rispettarono la fermezza d’un Capitano, che assumeva sempre il tuono del comando; e la scelta, ch’ei si degnò di fare di un ristretto numero della più valorosa lor gioventù, si risguardò come un segno della stima e del favore di esso. Le coorti, restate libere dal nemico vicino, con diligenza tornarono allo stendardo Imperiale, e Stilicone mandò i suoi ordini alle più lontane truppe dell’Occidente d’avanzare con rapide marce alla difesa d’Onorio e dell’Italia. Si abbandonarono le for-

  1. Solus erat Stilicho. Tal è l’esclusiva lode, che gli dà Claudiano (de Bell. Get. 267) senza neppur eccettuare l’Imperatore. Quanto insignificante dovea comparire Onorio nella sua propria Corte!
  2. Si descrivono eccellentemente la faccia del paese, e l’ardire di Stilicone, de Bell. Get. 340-363.