Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/57


dell'impero romano cap. xxx. 51

vanzò a castigarli1. Fu allestita una numerosa flotta nei porti d’Italia; e le truppe, dopo una breve e prospera navigazione, sul mar Jonio, vennero sbarcate felicemente sull’Istmo, vicino alla rovina di Corinto. Il montano e selvoso paese d’Arcadia, favolosa residenza di Pane e delle Driadi, divenne la scena di una lunga e dubbiosa battaglia fra due Generali, non indegni l’uno dell’altro. Finalmente prevalse l’abilità e la perseveranza del Romano; ed i Goti, dopo una considerabile perdita per causa del disagio e della diserzione, appoco appoco si ritirarono all’alta montagna di Foloe, vicino alla sorgente del Peneo, sulle frontiere d’Elide, sacra provincia, che prima era stata esente dalle calamità della guerra2. Fu immediatamente assediato il campo dei Barbari: si voltarono in altra parte le acque del fiume3; e mentre soggiace-

  1. Quanto alla guerra Greca di Stilicone, si confronti l’ingenua narrazione di Zosimo (l. V. p. 295-296) con la curiosa e circostanziata adulazione di Claudiano (I. Cons. Stilich. l. I. 172-186. IV. Cons. Honor. 459-477). Siccome l’evento non fu glorioso, viene artificiosamente gettato nell’ombra.
  2. Le truppe, che passavano per Elide, mettevano giù le loro armi. Questa sicurezza arricchì gli Eleati, che amavan la vita campestre. Le ricchezze produssero l’orgoglio; essi sdegnarono il lor privilegio, e ne riportarono danno. Polibio li consiglia a ritirarsi un’altra volta dentro il magico loro cerchio. Vedasi un dotto e giudizioso discorso sui giuochi Olimpici, che il West ha premesso alla sua traduzione di Pindaro.
  3. Claudiano (in IV. Cons. Hon. 486) allude al fatto senza nominare il fiume, forse l’Alfeo (I. Cons. l. I, 185.)

    .... Et Alpheus Geticus angustus acervis
    Tardior ad Siculos etiam num pergit amores.

    Pure io preferirei il Peneo, basso fiume in un largo e profondo letto, che scorre per Elide, e si getta nel mare sotto