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dell'impero romano cap. xxxvi. 539

riposo da una furiosa sedizione de’ Barbari confederati che, sotto il comando d’Oreste lor Generale, si posero in piena marcia da Roma a Ravenna. Nipote tremò all’avvicinarsi di essi; ed, in vece d’affidarsi giustamente alla fortezza di Ravenna, precipitosamente fuggì alle sue navi, e si ritirò al suo Principato della Dalmazia sull’opposto lido dell’Adriatico. Mediante questa vergognosa abdicazione, egli prolungò la sua vita circa cinque anni in una situazione molto ambigua fra quella d’Imperatore e d’esule, finattantochè fu assassinato a Salona dall’ingrato Glicerio, che fu trasferito forse in premio del suo delitto all’Arcivescovato di Milano1.

[A. 475] Le nazioni, che si eran dichiarate indipendenti dopo la morte d’Attila, si stabilirono, per diritto di possesso o di conquista, nelle illimitate regioni poste a settentrione del Danubio, o nelle Province Romane fra quel fiume e le alpi. Ma la più valorosa lor gioventù si arrolava nell’armata de’ confederati, che faceva la difesa ed il terror dell’Italia2; ed in questa promiscua moltitudine sembra, che predominassero i nomi degli Eruli, degli Scirri, degli Alani, de’ Turcilingi, e de’ Rugi. Oreste3, figlio di Tatullo, e padre dell’ul-

  1. Malco ap. Phot. p. 172. Ennod. Epigramm. 82 in Sirmond. oper. Tom. I. p. 1879. Potrebbe però muoversi qualche dubbio sull’identità dell’Imperatore e dell’Arcivescovo.
  2. La notizia, che abbiamo di questi mercenari, che rovesciaron l’Impero Occidentale, si trae da Procopio (de Bell. Goth. l. 1. c. 1. pag. 308). L’opinion popolare, ed i moderni Istorici rappresentano Odoacre nel falso aspetto di uno straniero, e d’un Re, che invase l’Italia con un esercito di stranieri, suoi nativi sudditi.
  3. Orestes, qui eo tempore, quando Attila ad Italiam