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dell'impero romano cap. xxxvi. 531

[A. 471] Tali rei non erano al di sopra delle forze della giustizia; ma per quanto Ricimero fosse colpevole, questo potente Barbaro era capace di combattere o di entrare in trattato col Principe, di cui aveva condisceso ad accettare la parentela. Il regno pacifico e prospero, che Antemio aveva promesso all’Occidente, s’oscurò ben tosto per la disgrazia e per la discordia. Ricimero, temendo o non potendo soffrire un superiore, si ritirò da Roma, e pose la sua residenza in Milano; situazione vantaggiosa per invitare o per richiamare le guerriere tribù, che abitavano fra le alpi e il Danubio1. L’Italia fu appoco appoco divisa in due regni indipendenti e nemici; ed i nobili della Liguria, che tremavano all’approssimarsi d’una guerra civile, si prostrarono a’ piedi del Patrizio, e lo scongiurarono a risparmiare l’infelice loro paese. „Quanto a me (rispose Ricimero in tuono d’insolente moderazione) io son sempre disposto ad abbracciar l’amicizia del Galata2; ma chi vorrà intraprendere d’acquietarne lo sdegno, o di mitigarne l’orgoglio,

    délitti, ed applaudisce al gastigo di Seronato forse coll’indignazione d’un cittadino virtuoso, e forse collo sdegno di un personal nemico.

  1. Ricimero, sotto il regno d’Antemio, disfece, ed uccise in battaglia Beorgor Re degli Alani (Giornandes c. 45. p. 678). La sua sorella era maritata al Re de’ Borgognoni, ed ei manteneva un’intima connessione con la colonia Svevica, stabilita nella Pannonia, e nel Norico.
  2. Galatam concitatum. Il Sirmondo, nelle sue note ad Ennodio, applica quest’espressione ad Antemio stesso. L’Imperatore probabilmente era nato nella Provincia della Galazia, gli abitanti di cui, vale a dire Gallo-Greci, si supponeva, che riunissero in sè i vizi d’un Popolo selvaggio e corrotto.