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524 | storia della decadenza |
[A. 462-472] Nel lungo ed attivo suo regno, il Monarca Affricano aveva diligentemente coltivato l’amicizia de’ Barbari dell’Europa, per poterne impiegare le armi in opportune ed efficaci diversioni contro i due Imperi. Dopo la morte d’Attila, rinnovò la sua alleanza co’ Visigoti della Gallia; ed i figli di Teodorico il Vecchio, che regnarono l’un dopo l’altro su quella guerriera nazione restarono facilmente persuasi dal sentimento d’interesse a dimenticare il crudele affronto, che Genserico aveva fatto alla loro sorella1. La morte dell’Imperator Majoriano liberò Teodorico II dal freno del timore, e forse dell’onoratezza; egli violò il trattato fatto recentemente co’ Romani; e l’ampio territorio di Narbona, che stabilmente unì a’ suoi Stati, divenne il premio immediato della sua perfidia. La privata politica di Ricimero l’incoraggì ad invadere le Province possedute da Egidio, suo rivale; ma l’attivo Conte mediante la difesa d’Arles e la vittoria d’Orleans salvò la Gallia, e contenne durante la sua vita il progresso de’ Visigoti. Si riaccese tosto la loro ambizione, e fu concepito e quasi condotto a termine, il disegno d’e-
- ↑ Giornandes è la miglior nostra guida per i regni di Teodorico II e d’Enrico (de reb. Get. c. 44, 45, 46, 47, p. 675, 681). Idazio termina troppo presto, ed Isidoro è troppo riservato nelle notizie, che ci avrebbe potuto dare su gli affari di Spagna. I fatti relativi alla Gallia, sono con grande studio illustrati nel terzo libro dell’Abbate Dubos Hist. Crit. Tom. 1. p. 424-620.
Vandal. l. 1. cap. 6. p. 191, 192, 193). Teofane (p. 99, 100, 101), Cedreno (p. 349, 350) e Zonara (Tom. II. l. XIV. p. 50, 51). Montesquieu (Considerat. sur la grandeur etc. c. XX. Tom. 3. pag. 497) ha fatto una giudiziosa osservazione sulla mancanza di successo di tali grandi armamenti navali.