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516 storia della decadenza

nesimo concepirono vane speranze per l’indifferenza o parzialità d’Antemio; e la singolare di lui amicizia pel Filosofo Severo, ch’ei promosse al Consolato, fu attribuita ad un segreto disegno di far risorgere l’antico culto degli Dei1. Gl’Idoli eran ridotti in polvere: e la mitologia, che una volta era stata il simbolo delle nazioni, era sì generalmente sprezzata, che si poteva impiegare senza scandalo, o almeno senza sospetto dai poeti Cristiani2. Pure non erano assolutamente cancellati i vestigi della superstizione, e la festa de’ Lupercali, di cui l’origine aveva preceduta la fondazione di Roma, era tuttavia celebrata sotto il Regno d’Antemio. I rozzi e semplici riti di essa esprimevano uno stato di società primitivo, anteriore all’invenzione dell’agricoltura e delle arti. Le rustiche Divinità, che presedevano a’ travagli ed a’ piaceri della vita pastorale, cioè Pane, Fauno, ed il loro seguito di Satiri, erano quali poteva creare la fantasia de’ pastori, scherzose, petulanti, e lascive; la lor potenza era limitata, e la

    lum palam ne id fieret clara voce constrinxit in tantum, ut non ea facienda cum interpositione iuramenti idem promitteret Imperator. Gelas., Epist. ad Andronicum ap. Baron. an. 467. n. 3. Il Cardinale osserva con qualche compiacenza, ch’era molto più facile seminar l’eresie a Costantinopoli, che a Roma.

  1. Damascio nella vita del Filosofo Isidoro ap. Phot. p. 1049. Damascio, che visse al tempo di Giustiniano, compose un’altra opera consistente in 570 racconti preternaturali di anime, di demonj, di apparizioni ec.; follie del Paganesimo Platonico.
  2. Nelle opere poetiche di Sidonio, ch’egli di poi condannò (l. IX. epist. 16, p. 285) le Divinità favolose sono i principali attori. Se Girolamo fu battuto dai demonj solo per avere letto Virgilio, il Vescovo di Clermont per una imitazione sì misera meritava maggiori percosse dalle Muse.