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dell'impero romano cap. xxx. 45

allora diretti dall’audace ed artificioso genio d’Alarico. Questo famoso condottiero discendeva dalla nobile stirpe dei Balti1, che non cedeva, che alla sola famiglia reale degli Amali. Ei chiese il comando delle armi Romane; e la Corte Imperiale lo provocò a dimostrar la follia del rifiuto, e l’importanza di perderlo. Per quante speranze potesse avere della conquista di Costantinopoli, il giudizioso Generale tosto abbandonò una non eseguibile impresa. L’Imperator Arcadio, in mezzo ad una Corte divisa in vari partiti e ad un popolo malcontento, fu atterrito dall’aspetto delle armi Gotiche, ma alla mancanza d’abilità e di valore supplì la forza della città; e le fortificazioni, sì di terra che di mare, poteron sicuramente disfidare gl’impotenti e fortuiti dardi dei Barbari. Alarico sdegnò di più trattenersi negli abbattuti e rovinati paesi della Tracia e della Dacia, e risolvè di cercare un’abbondante messe di fama e di ricchezze in una provincia, che fin allora scampato aveva i disastri della guerra2.

[A. 396] Il carattere degli Uffiziali civili e militari, che Ruffino avea posti al governo della Grecia confermò il

  1. Baltha o Ardito: origo mirifica, dice Giornandes (c. 26). Quest’illustre stirpe continuò lungamente a fiorire in Francia nella Gotica provincia di Septimania o della Linguadoca sotto il corrotto nome di Baux: ed un ramo di quella famiglia dopo si stabilì nel regno di Napoli (Grot. in Prolegom. ad Hist. Gotich. p. 53). I Signori di Baux vicino ad Arles, e di settantanove luoghi loro subordinati, erano indipendenti dai Conti di Provenza: Longuerne Descript. de la France T. I. p. 357.
  2. Zosimo (l. V. p. 293-295) è la guida migliore che abbiamo per la conquista della Grecia; ma i cenni e le allusioni di Claudiano sono altrettanti raggi d’istorica luce.