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dell'impero romano cap. xxxvi. | 503 |
posteriori generazioni1. Il carattere privato di Maioriano inspirava rispetto ed amore. La maliziosa calunnia e la satira eccitavano il suo sdegno, o il suo disprezzo, s’egli n’era l’oggetto; ma esso proteggeva la libertà dello spirito, e nelle ore che l’Imperatore accordava alla famigliar conversazione de’ suoi amici, poteva dimostrare il suo gusto per le facezie senza degradare la maestà del suo grado2.
[A.461-467] Non fu probabilmente senza qualche dispiacere, che Ricimero sacrificò l’amico all’interesse della sua ambizione: ma risolvè in una seconda scelta d’evitare l’imprudente preferenza del merito e della virtù superiore. Ad un suo comando l’ossequioso Senato di Roma diede il titolo Imperiale a Libio Severo, che salì sul trono dell’Occidente senza uscire dall’oscurità d’una condizione privata. L’istoria appena si è degnata d’indicarne la nascita, l’innalzamento, il carattere, o la morte. Severo spirò, subito che la sua vita divenne incomoda al suo protettore3; e sarebbe inu-
- ↑ Vedi gli Epigrammi d’Ennodio n. 135 fra le opere di Sirmondo Tom. I. p. 1903. Il suo stile è grossolano ed oscuro; ma Ennodio fu fatto Vescovo di Pavia cinquanta anni dopo la morte di Maioriano, e le sue lodi meritan fede e riguardo.
- ↑ Sidonio fa un noioso racconto (l. I. epist. XI. p. 25, 31) d’una cena in Arles, alla quale fu invitato da Maioriano poco tempo avanti la sua morte. Non aveva esso intenzione di lodare un Imperatore defunto; ma un’accidentale sua disinteressata osservazione, Subrisit Augustus, ut erat auctoritate servata, cum se communioni dedisset, joci plenus; vale più di sei cento versi del suo venal panegirico.
- ↑ Sidonio (Paneg. Amthem. 317) l’invia al cielo:
Auxerat Augustus naturae lege Severus
Divorum numerum . . . . .