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dell'impero romano cap. xxxvi. 491

sono le massime del mio governo: potete confidare nel fedele amore, e nelle sincere proteste d’un Principe, ch’è stato già compagno della vostra vita e de’ vostri pericoli, che tuttavia si gloria del nome di Senatore, e che ansiosamente desidero, non vi dobbiate mai pentire del giudizio, che pronunziato avete in suo favore„. Un Imperatore, il quale in mezzo alle rovine del Mondo Romano faceva risorgere quell’antico linguaggio della legge e della libertà, che avrebbe potuto esser proprio di Trajano, doveva trarre dal proprio suo cuore sentimenti sì generosi; mentre non poteva prenderli nè da’ costumi del suo secolo, nè dall’esempio de’ suoi predecessori1.

[A.457-461] Si hanno notizie molto imperfette delle private e pubbliche azioni di Maioriano: ma le sue leggi, memorabili per una forza originale di pensieri e di espressioni, rappresentano il vero carattere d’un Sovrano, che amava il suo Popolo, che ne compativa le angustie, che aveva studiato le cause della decadenza dell’Impero, e che era capace d’applicare (per quanto era praticabile tale riforma) giudiziosi ed efficaci rimedi a’ pubblici disordini2. I suoi regolamenti so-

    Avito, di cui per conseguenza risguardava egli la morte come un atto meritorio. In quest’occasione Sidonio è timoroso ed oscuro; egli descrive i dodici Cesari, le nazioni dell’Affrica ec. per evitare il pericoloso nome d’Avito (305, 569).

  1. Vedasi tutto l’editto, o la lettera di Maioriano di Senato (Novell. Tit. IV. pag. 34). Pure quest’espressione regnum nostrum porta qualche indizio di quel secolo, e non fa buona lega con la parola Respublica, che esso frequentemente ripete.
  2. Vedi le Leggi di Maioriano (non sono che nove