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ro, il merito di cui fu sì nobilmente premiato, discendeva da una ricca ed onorevol famiglia nella diocesi dell’Alvergna. Le vicende di que’ tempi lo spinsero ad abbracciare con uguale ardore la professione militare, e civile; e l’instancabile giovane congiunse gli studi della letteratura e della giurisprudenza coll’esercizio delle armi, e della caccia. Impiegò lodevolmente trent’anni della sua vita nel servizio pubblico; dimostrò alternativamente i suoi talenti nella guerra e nella negoziazione; ed il soldato di Ezio, dopo aver eseguito le più importanti ambasciate, fu innalzato al posto di Prefetto del Pretorio della Gallia. O sia che il merito d’Avito eccitasse l’invidia, o che la sua moderazione desiderasse riposo, tranquillamente si ritirò ad una terra, ch’ei possedeva nelle vicinanze di Clermont. Un copioso torrente, che nasceva dalla montagna, e si gettava precipitosamente in un’alta e schiumosa cascata, scaricava le sue acque in un lago di circa due miglia in lunghezza, e la villa era piacevolmente situata sul margine di esso. I bagni, i portici, gli appartamenti d’estate e d’inverno erano adattati a’ disegni del lusso e del comodo: e l’addiacente campagna somministrava i vari prospetti di boschi, di pasture, e di prati1. Nella sua ritirata, nella quale Avito passava il tempo co’ libri, ne’ divertimenti campestri, nella pratica dell’agricoltura, e nella conversazione degli amici2, ri-

  1. Ad esempio di Plinio il Giovane, Sidonio (l. II. c. 2) ha fatto la florida, prolissa, ed oscura descrizione della sua villa, che portava il nome d’Avitacum, ed era stata di proprietà d’Avito. Non se ne conosce precisamente il sito. Si consultino però le note di Savaron e di Sirmond.
  2. Sidonio (l. II. Epist. 9) ha descritto la vita rurale de’ nobili Galli in una visita ch’ei fece ad alcuni suoi amici, i