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dell'impero romano cap. xxxv. 465

aveva eccitato l’ambizion dell’uman genere. Le Province Armoriche della Gallia, e la maggior parte della Spagna, si erano ridotte ad uno stato d’irregolare indipendenza, per mezzo delle confederazioni de’ Bagaudi; ed i Ministri Imperiali perseguitavano con leggi di proscrizioni, e con armi inefficaci i ribelli, che da loro medesimi, si erano creati1. Se tutti i conquistatori Barbari fossero stati annichilati ad un tratto, l’intera lor distruzione non avrebbe fatto risorgere l’Impero dell’Occidente: e se Roma tuttavia sopravvisse, sopravvisse priva di libertà, di virtù, e d’onore.

  1. I Bagaudi di Spagna, che si mescolarono in regolari battaglie con le truppe Romane, son rammentati più volte nella Cronica d’Idazio. Salviano ha descritto le angustie, e la ribellione loro con espressioni molto forti: Itaque nomen civium Romanorum.... nunc ultro repudiatur ac fugitur, nec vile tamen, sed etiam abominabile pene habetur.... Et hinc est, ut etiam hi, qui ad Barbaros non confugiunt, Barbari tamen esse coguntur, scilicet ut est pars magna Hispanorum, et non minima Gallorum.... De Bagaudis nunc mihi sermo est, qui per malos judices et cruentos spoliati, afflicti, necati postquam ius Romanae libertatis amiserant, etiam honorem Romani nominis perdiderunt.... vocamus rebelles, vocamus perditos, quos esse compulimus criminosos. De Gubern. Dei l. V, p. 158, 159.