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dell'impero romano cap. xxxv. 459

nel deserto fino al Boristene, ed alle porte Caspie, e finalmente estinsero l’impero degli Unni1.

[A. 454] Tal evento avrebbe potuto contribuire alla salvezza dell’Impero Occidentale, sotto il regno d’un Principe che si fosse conciliata l’amicizia, senza perder la stima, de’ Barbari. Ma l’Imperatore dell’Occidente, il debole e dissoluto Valentiniano, ch’era giunto al suo trentesimo quinto anno senza giungere all’età della ragione o del coraggio, abusò di quest’apparente sicurezza, per far crollare i fondamenti del proprio trono, mediante l’uccisione di Ezio. Per un istinto di animo basso e geloso, egli odiava quell’uomo, che universalmente si celebrava come il terrore de’ Barbari, ed il sostegno della Repubblica; e l’eunuco Eraclio, suo nuovo favorito risvegliò l’Imperatore da quel supino letargo, che avrebbe potuto coprirsi, durante la vita di Placidia2, con la scusa di figliale pietà. La fama d’Ezio, la sua ricchezza e dignità, la numerosa e marzial copia di Barbari suoi seguaci, i suoi potenti aderenti, che occupavano gl’impieghi civili dello Stato,

  1. Due Istorici moderni hanno sparso molta nuova luce sulla rovina, e divisione dell’Impero d’Attila: il Buat con la sua laboriosa e minuta diligenza (Tom. VIII, p. 3, 31, 68, 94); ed il Guignes mediante la straordinaria sua cognizione della lingua e degli scritti Chinesi. (Vedi Hist. des Huns Tom. II, p. 315, 319).
  2. Placidia morì a Roma il dì 27 Novembre dell’anno 450. Essa fu sepolta a Ravenna, dove il sepolcro ed anche il cadavere di lei, assiso sopra una sedia di cipresso, fu conservato per più secoli. L’Imperatrice ricevè molti complimenti dal Clero ortodosso; e l’assicurò, che il suo zelo per la Trinità era stato ricompensato con un’augusta trinità di figliuoli. (Vedi Tillemont, Hist. des Emper. Tom. VI. p. 240).