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dell'impero romano cap. xxxv. 457

la fama d’Attila, il solo genio del quale avea sostenuto quella vasta e sconnessa fabbrica. Dopo la sua morte i capitani più arditi aspirarono al grado di Re: i Re più potenti ricusarono di riconoscere un superiore; ed i numerosi figli, che tante diverse madri avean partorito al defonto Monarca, divisero e disputaron fra loro, come un patrimonio privato, il sovrano Impero della Germania e della Scizia. L’audace Ardarico sentì, e rappresentò agli altri la vergogna di questa servil divisione; ed i valorosi Gepidi, suoi sudditi, con gli Ostrogoti, sotto la condotta di tre valorosi fratelli, incoraggirono i loro alleati a rivendicare i diritti della libertà e della dignità reale. In una sanguinosa e decisiva battaglia sulle rive del fiume Netad, nella Pannonia, la lancia de’ Gepidi, la spada de’ Goti, i dardi degli Unni, l’infanteria di Svevia, la leggiera armatura degli Eruli, e la grave degli Alani si affrontarono, o si sostennero fra di loro; e la vittoria d’Ardarico fu accompagnata dalla strage di trentamila de’ suoi nemici. Ellae, primogenito d’Attila, perdè la vita e la corona nella memorabil battaglia di Netad: il suo giovanil valore l’aveva innalzato al trono degli Acatziri, popolo Scita, ch’esso avea soggiogato; e suo padre, che amava l’eccellenza del merito, avrebbe invidiato la morte d’Ellac1. Dengisico

  1. Vedi Giornandes de reb. Got. c. 50 p. 685, 686, 687, 688. La distinzione, ch’ei fa delle armi d’ogni nazione, è curiosa ed importante: Nam ibi admirandum reor fuisse spectaculum, ubi cernere erat cunctis, pugnantem Gothum ense furentem, Gepidam in vulnere suorum cuncta tela frangentem, Svevum pede, Hunnum sagitta praesumere, Alanum gravi, Herutum levi armatura aciem instruere. Io non so precisamente la situazione del fiume Netad.