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452 storia della decadenza

da Avieno, che per la sua nascita e ricchezza, per la sua consolar dignità, per la numerosa copia dei suoi aderenti, e per le personali sue qualità, teneva il primo posto nel Senato Romano. Lo specioso ed artificial carattere d’Avieno1 era mirabilmente accomodato a trattare una negoziazione sì di pubblico che di privato interesse; il suo collega Trigezio aveva esercitato la prefettura Pretoriana d’Italia; e Leone, Vescovo di Roma, acconsentì ad esporre la propria vita per la Salute del suo gregge. Si era esercitato, e dimostrato il genio di Leone2 nelle pubbliche disgrazie; ed egli ha meritato il nome di grande per l’efficace zelo, con cui si studiò di stabilire le sue opinioni e la sua autorità, sotto i venerabili nomi di Fede ortodossa, e d’Ecclesiastica disciplina. Furono introdotti nella tenda d’Attila i Romani ambasciatori, allorchè si trovava accampato in quel luogo, dove il Mincio con lenti giri si perde negli schiumosi flutti del lago Benaco3, e con la sua cavalleria Scitica

  1. Si vedano gli originali ritratti d’Avieno, e di Basilio, suo rivale, delineati e posti in confronto fra loro, nelle Lettere (l. I. p. 22) di Sidonio. Esso avea studiato i caratteri de’ due Capi del Senato; ma si attaccò a Basilio, come ad un amico più solido e disinteressato.
  2. Si posson ravvisare i principj ed il carattere di Leone in cento quarantuna lettere originali, che illustrano l’istoria Ecclesiastica del suo lungo e laborioso Pontificato, dall’anno 440 al 46l. Vedi Du Pin, Bibl. Eccles. Tom. III, Par. II, p. 120, 165.
  3. ........ Tardis ingens ubi flexibus errat
    Mincius, et tenera praetexit arundine ripas.
    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
    Anne lacus tantos te, Lari maxime teque,
    Fluctibus et fremitu assurgens, Benace, marino.