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dell'impero romano cap. xxxv. |
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pistole di Cassiodoro1, che descrive la lor condizione, circa settant’anni dopo, può risguardarsi come il primo documento della Repubblica. Il Ministro di Teodorico li paragona, col suo studiato declamatorio stile, ad uccelli acquatici, che avevan posti i lor nidi in seno alle acque; e quantunque convenga, che le Province Venete avevano anticamente contenuto molte nobili famiglie, fa conoscere però, ch’essi erano allora dalla disgrazia tutti ridotti all’istesso livello d’un umile povertà. Il comune e quasi universal cibo d’ogni ceto di persone era pesce; le uniche ricchezze loro consistevano in abbondanza di sale, ch’estraevan dal mare: ed il cambio di quella merce, sì necessaria per la vita umana, sostituivasi ne’ vicini mercati al corso della moneta d’oro e d’argento. Un Popolo, di cui poteva dubbiosamente assegnarsi l’abitazione alla terra od all’acqua, divenne ben presto ugualmente famigliare con ambidue gli elementi; e le domande dell’avarizia successero a quelle della necessità. Gl’Isolani, che da Grado a Chiozza erano intimamente connessi l’uno coll’altro, penetrarono nel cuor dell’Italia per la sicura, quantunque laboriosa, navigazione de’ fiumi e de’ canali Mediterranei. I loro vascelli, che conti-
- ↑ Cassiodoro, Var. l. XII, ep. 24. Il Maffei (Verona illustr. P. 1. p. 240, 154) ha tradotto e spiegato questa curiosa Lettera, da erudito antiquario, e da suddito fedele, che risguardava Venezia, come l’unica legittima prole della Repubblica Romana. Egli fissa la data della lettera, e conseguentemente la Prefettura di Cassiodoro all’anno 523; e di tanto maggior peso è l’autorità del Marchese, ch’esso aveva preparato un’edizione delle opere di Cassiodoro, e pubblicò una dissertazione sulla vera ortografia del suo nome. (Vedi Osservazioni Letterar. Tom. II. p. 290, 339).