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dell'impero romano cap. xxxv. 447

monumento di vanità Romana, fu innocente ed ingegnosa. Ei comandò ad un pittore, che rovesciasse le figure e le attitudini; e sulla medesima tela furon dipinti gl’Imperatori che si accostavano, in atto supplichevole, a votare i lor sacchi d’oro tributario avanti al trono del Monarca Scita1. Gli spettatori dovettero confessare la verità e la ragionevolezza di tal variazione; e furono forse tentati d’applicare in questa singolare occasione la ben nota favola della disputa fra il leone e l’uomo2.

È un detto degno del feroce orgoglio di Attila, che non nacque mai più erba in quel luogo, per cui era passato il suo cavallo. Pure quel selvaggio distruttore, senza volerlo, gettò i fondamenti d’una Repubblica, che fece risorgere nello stato feudale d’Europa l’arte e lo spirito dell’industria commerciante. Il celebre nome di Venezia3 estendevasi anticamente ad una vasta

  1. Questo fatto può trovarsi in due diversi articoli (μεδιολανον e κορυκος) della miscellanea compilazione di Suida.
  2. Leo respondit, humana hoc pictum manu:
    Videres hominem deiectum, si pingere
    Leones scirent...... Append. ad Phaedr., Fab.
    25.

    Il Leone, appresso Fedro, molto stoltamente s’appella dalle pitture all’anfiteatro; ed ho piacere d’osservare, che il naturale e giudizioso La Fontaine (l. III. Fab. X.) abbia tralasciato questa molto difettosa ed impropria conclusione.

  3. Paolo Diacono (de Gest. Longob. l. II, c. 14, p. 784) descrive le Province d’Italia verso il fine dell’ottavo secolo: Venetia non solum in paucis insulis, quas nunc Venetias dicimus, constat, sed ejus terminus a Pannoniae finibus usque Adduam fluvium protelatur. L’istoria di quella Provincia fino al tempo di Carlo Magno forma la prima e più importante parte della Verona illustrata (p. 1, 388), nella quale il Marchese Scipione Maffei si è dimostrato capace di grandi vedute, non meno che di minute ricerche.