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razione potè appena scoprir le rovine d’Aquileia1. Dopa questa terribile distruzione, Attila seguitò la sua marcia; e cammin facendo ridusse in mucchi di sassi e di ceneri le città d’Altino, di Concordia e di Padova. Furono esposte alla rapace crudeltà degli Unni le città mediterranee di Vicenza, di Verona e di Bergamo. Milano e Pavia si sottoposero senza resistenza a perder le loro ricchezze; ed applaudirono alla straordinaria clemenza, che salvò dalle fiamme le loro fabbriche sì pubbliche che private, e risparmiò le vite d’una moltitudine di prigionieri. Con ragione si possono aver per sospette le tradizioni popolari di Como, di Turino e di Modena; pure concorrono esse con le più autentiche prove a convincerci, che Attila estese le sue devastazioni sulle ricche pianure della moderna Lombardia, che son divise dal Pò, e circondate dalle Alpi, e dell’Appennino2. Quando egli prese possesso del palazzo reale di Milano, restò sorpreso e irritato alla vista d’una pittura, che rappresentava i Cesari assisi sul trono, ed i Principi Sciti prostrati a’ lor piedi. La vendetta, che Attila prese contro questo

  1. Giornandes, circa cento anni dopo, asserisce, che Aquileia era tanto rovinata, ut vix ejus vestigia, ut appareant, reliquerint. Vedi Giornandes, de reb. Get. c. 42 pag. 673. Paul. Diac. lib. 2, c. 14, p. 785. Luitprando, Hist. lib. III, c. 2. Il nome d’Aquileia fu dato talvolta a Forum Julii (Cividal del Friuli) Capitale più recente della Provincia Veneta.
  2. Nel descriver questa guerra d’Attila, guerra sì famosa, ma sì mal conosciuta, ho preso per mie guide due dotti Italiani, che hanno esaminato il Soggetto con certi particolari vantaggi; il Sigonio, de Imper. Occid. l. XIII nelle sue opere Tom. 1 p. 495, 502, ed il Muratori, Annali d’Ital. Tom. IV. p. 129, 235 ediz. in 8.°.