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suoi beni patrimoniali. La domanda fu di nuovo rigettata o delusa; e lo sdegnato amante subito si mise in campagna, passò le alpi, invase l’Italia, ed assediò Aquileia con un’innumerabile armata di Barbari. Non sapevano questi le maniere di fare un assedio regolato, che anche fra gli antichi esigeva qualche cognizione, o almeno qualche pratica delle arti meccaniche. Ma il lavoro di molte migliaia di Provinciali e di schiavi, le vite de’ quali venivan sacrificate senza pietà, eseguiva le più penose e pericolose operazioni. Potè corrompersi l’abilità degli artefici Romani per la distruzione della lor patria. Le mura d’Aquileia furono assalite da una formidabile quantità di arieti, che le battevano: di torri mobili, e di macchine, che scagliavano pietre, dardi, e fuoco1; ed il Monarca degli Unni si servì del forte impulso della speranza, del timore, dell’emulazione, e dell’interesse per rovesciare l’unico baluardo, che impediva la conquista dell’Italia. Aquileia era in quel tempo una delle più ricche, delle più popolate e forti città marittime della costa Adriatica. Gli alleati Gotici, che sembra, militassero sotto i nativi lor Principi Alarico ed Antala, comuni-

  1. Machinis constructis, omnibusque tormentorum generibus adhibitis Giornandes c. 42 p. 673. Nel secolo decimo terzo i Mongoli batterono le città della China con grandi macchine costruite da’ Maomettani o Cristiani, ch’erano al loro servizio; esse gettavano pietre di peso da 150 a 300 libbre. I Chinesi usavano la polvere da cannoni, ed anche le bombe in difesa del loro paese, circa cento anni prima che fossero conosciute in Europa; eppure anche quella celesti o infernali armi furono insufficienti a difendere una pusillanime nazione. Vedi Gaubil, Hist. des Mongous pag. 70, 71, 155, 157 ec.