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dell'impero romano cap. xxxv. 443

suoi Franchi, tenendosi ad una prudente distanza, e magnificando l’opinione della propria forza per mezzo de’ copiosi fuochi che ogni notte accendeva, continuò a seguitare la retroguardia degli Unni, finattantochè giunsero a’ confini delle Turingia. I Turingi militavano nell’esercito d’Attila; essi attraversarono sì nella loro marcia, che nel ritorno i territori de’ Franchi; e fu probabilmente in questa guerra, che esercitarono le crudeltà, che circa ottant’anni dopo furono vendicate dal figlio di Clodoveo. Uccisero essi gli ostaggi ugualmente che i prigionieri loro: dugento giovani fanciulle furono tormentate con atroce ed instancabile rabbia; i lor corpi furono messi in pezzi da cavalli selvatici, o le ossa loro stritolate sotto il peso de’ carri, che vi giravano sopra: e le lor membra insepolte furono abbandonate sulle pubbliche strade in preda a’ cani, ed agli avoltoi. Tali erano quegli antichi selvaggi, le immaginarie virtù de’ quali hanno talvolta eccitato la lode, e l’invidia de’ secoli inciviliti1.

Nè lo spirito, nè le forze, nè la riputazione d’Attila soffrirono diminuzione alcuna pel cattivo successo della spedizione Gallica. Nella seguente primavera rinnuovò la sua domanda della Principessa Onoria, e dei

  1. Queste crudeltà, che sono pateticamente deplorate da Teodorico, figlio di Clodoveo (Gregorio di Tours lib. III, c. 10 p. 190), convengono al tempo, ed alle circostanze della invasione d’Attila. La tradizion popolare attestò per lungo tempo la sua residenza in Turingia; e si suppone aver esso adunato un couroultai, o dieta nel territorio d’Eisenach. Vedi Mascovio (IX. 30), che stabilisce con minuta accuratezza l’estensione dell’antica Turingia, e ne trae il nome dalla Gotica tribù de’ Tervingi.