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prime truppe, che s’avanzavano all’assalto, erano rispinte o abbattute da nuvoli di dardi, che piovevano da ogni parte delle trincere. In un generale consiglio di guerra fu determinato d’assediare il Re degli Unni nel suo campo, d’intercettarne le provvisioni, e di ridurlo all’alternativa d’un vergognoso trattato, o d’una disuguale battaglia. Ma l’impazienza de’ Barbari sdegnò ben presto queste caute e dilatorie misure; e la matura politica d’Ezio temeva, che dopo l’estirpazione degli Unni la Repubblica fosse oppressa dall’orgoglio e dal potere della nazione Gotica. Il Patrizio esercitò il superiore ascendente dell’autorità e della ragione, per calmar le passioni, che il figlio di Teodorico risguardava come doveri; gli rappresentò con apparente affetto e real verità i pericoli dell’assenza e della dilazione; e persuase Torrismondo ad impedire, col suo pronto ritorno, gli ambiziosi disegni de’ suoi fratelli, che potevan occupare il trono, ed il tesoro di Tolosa1. Dopo la partenza de’ Goti, e la separazione dell’armata confederata, Attila restò sorpreso all’alto silenzio, che regnava nella pianura di Scialons: il sospetto di qualche stratagemma ostile lo ritenne più giorni dentro il cerchio de’ suoi carriaggi; e la sua ritirata di là dal Reno dichiarò l’ultima vittoria che si ottenne a nome dell’Impero Occidentale. Meroveo coi

  1. Giornandes, de reb. Getic. c. 41 p. 67l. 1a politica d’Ezio, e la condotta di Torrismondo son molto naturali; ed il Patrizio, secondo Gregorio di Tours (lib. II, c. 7, p. 163), allontanò il Principe de’ Franchi con suggerirgli un simil timore. Il falso Idazio ridicolosamente pretende, ch’Ezio facesse di notte una segreta visita al Re degli Unni e de’ Visigoti; da ciascheduno dei quali ricavasse un dono di diecimila monete d’oro per prezzo d’una quieta ritirata.