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varsi i suoi movimenti, e poteva subito punirsi la sua perfidia. Ezio prese il comando dell’ala sinistra, e Teodorico della destra; mentre Torrismondo continuò ad occupare le alture, che sembra si estendessero sul fianco, e forse anche sulla retroguardia dell’armata Scita. Si erano adunate nella pianura di Scialons le nazioni che abitavano dal Volga all’Atlantico; ma molte di queste si eran divise per le fazioni, l’emigrazioni, o le conquiste; e l’apparenza delle conformi armi ed insegne, che si minacciavano l’una coll’altra, presentava l’immagine d’una guerra civile.

La disciplina e la tattica de’ Greci e de’ Romani forma una parte interessante de’ loro costumi nazionali. L’attento studio delle operazioni militari di Senofonte, di Cesare, o di Federigo, allorchè son descritte da quel medesimo genio che le immaginò e l’eseguì, possono servire a migliorare (se pur tal miglioramento è desiderabile) l’arte di distrugger la specie umana. Ma la battaglia di Scialons può solo eccitar la nostra curiosità per la grandezza dell’oggetto; poichè non operò in essa che il cieco impeto de’ Barbari, ed è stata riferita da scrittori parziali, che la civile o ecclesiastica lor professione allontanava dalla cognizione degli affari militari. Cassiodoro però aveva famigliarmente conversato con molti guerrieri Gotici, che militarono in quella memorabil giornata „orrida, com’essi dicevano, varia, ostinata, e sanguinosa in modo, che non le se ne poteva paragonare un’altra o ne’ presenti tempi, o ne’ passati„. Il numero degli uccisi montò a centosessantaduemila, o secondo un’altra relazione a trecentomila persone1; e queste

  1. L’espressioni di Giornandes, o piuttosto di Cassiodoro,