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storia della decadenza |
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campo d’Attila, si conobbe, e si disputò da’ due Generali. Il giovane e valoroso Torrismondo fu il primo ad occuparne la cima; i Goti si gettarono con irresistibile urto su gli Unni, che cercavano di salire dalla parte opposta; ed il possesso di quel vantaggioso luogo inspirò tanto alle truppe, quanto ai lor condottieri una gran sicurezza della vittoria. L’ansietà d’Attila l’indusse a consultare i suoi sacerdoti ed aruspici. Si raccontava, che dopo aver osservavo le viscere delle vittime, e scopertene le ossa, predissero in misterioso linguaggio, la propria di lui disfatta, con la morte del suo principal nemico; e che il Barbaro, accettando un tal partito, venne ad esprimere l’involontaria sua stima pel superior merito d’Ezio. Ma l’insolito abbattimento, che sembrava invadere gli Unni, impegnò Attila ad usar l’espediente sì famigliare a’ Generali antichi, d’animar le sue truppe con una militare aringa; ed il suo linguaggio fu quello d’un Re che spesso avea combattuto e vinto alla testa di essi1. Gli esortò vivamente a considerare la passata lor gloria, il presente pericolo, e le future loro speranze. Disse, che la stessa fortuna, che aprì i deserti e le paludi della Scizia al disarmato loro valore, che aveva fatto prostrare a’ lor piedi tante guerriere nazioni, avea riservato il gaudio di quella memorabil campagna pel compimento delle loro vittorie. Artificiosa-
- ↑ Io so, che queste orazioni militari soglion ordinariamente comporsi dagl’Istorici; pure i vecchi Ostrogoti, che avevan militato sotto Attila, poterono raccontare il suo discorso a Cassiodoro: le idee, ed anche l’espressioni hanno cert’aria originale Scita; ed io dubito se ad un Italiano del sesto secolo fosse caduta in mente la frase hujus certaminis gaudia.