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storia della decadenza |
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spinse nel porto di Trabaca1, che aveva riconosciuto insieme col resto della provincia il dominio d’Onorio, e l’autorità del suo vicario. Gli abitanti, in prova del pentimento e della fedeltà loro, arrestarono la persona di Gildone, e lo posero in carcere; ma la propria disperazione lo liberò dall’intollerabil tormento di soffrir la presenza di un ingiuriato e vittorioso fratello2. Si portarono al piè dell’Imperatore i prigionieri e le spoglie dell’Affrica: ma Stilicone, la moderazione del quale appariva sempre più cospicua e più sincera in mezzo della prosperità, tuttavia affettò di osservar le leggi della Repubblica: e deferì al Senato ed al Popolo Romano il giudizio de’ più illustri delinquenti3. Fu pubblico e solenne il loro processo; ma i Giudici nell’esercizio di quell’antiquata e precaria giurisdizione, erano impazienti di punire i Magistrati Affricani, che avevano intercettato la sussistenza del Popolo Romano. Quella ricca e colpevol Provincia fu oppressa dai ministri Imperiali, che avevano un interesse visibile a moltiplicare il numero dei complici di Gildone;
- ↑ Trabaca è situata fra le due Ippone (Cellar. Tom. II. P. 2. p. 212. Danville Tom. III. p. 84). Orosio ha nominato distintamente il campo di battaglia; ma la nostra ignoranza non può stabilirne la precisa situazione.
- ↑ La morte di Gildone s’esprime da Claudiano (I. Cons. Stil. p. 357), e dai suoi migliori interpreti, Zosimo ed Orosio.
- ↑ Claudiano (II. Cons. Stilich. 99-119) descrive il loro processo (tremuit quos Africa nuper, cernunt rostra reos) ed applaudisce al ristabilimento dell’antica costituzione. Qui è dove introduce quella celebre sentenza, tanto familiare agli amici del dispotismo: numquam libertas gratior extat, quam sub Rege pio . . . . . Ma la libertà, che dipende dalla pietà regale, appena merita questo nome.