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dell'impero romano cap. xxxv. 417

ad una perpetua vigilanza. Dopo la morte di Vallia, lo scettro Gotico passò a Teodorico, figlio del Grande Alarico1; ed il suo prospero regno di più di trent’anni sopra un Popolo turbolento può risguardarsi come una prova, che la sua prudenza era sostenuta da un vigore non comune sì di mente, che di corpo. Mal soffrendo i suoi stretti confini, Teodorico aspirava al possesso di Arles, ricca sede di governo e di commercio; ma la città fu salvata mediante l’opportuno arrivo d’Ezio; ed il Re Goto, che ne aveva intrapreso l’assedio con qualche perdita e disgrazia, si lasciò persuadere per mezzo d’un adeguato sussidio a rivolgere il marzial valore de’ suoi contro la Spagna. Non ostante però Teodorico sempre studiò, ed arditamente prese il favorevol momento di rinnovare gli ostili suoi tentativi. [A. 435-439] I Goti assediarono Narbona, mentre le Province Belgiche erano invase da’ Borgognoni; e da ogni parte veniva minacciata la salvezza pubblica dall’apparente unione de’ nemici di Roma. Ma l’attività d’Ezio, e la sua cavalleria Scita da ogni parte oppose una costante ed efficace resistenza. Restaron morti sul campo ventimila Borgognoni; ed il restante della nazione accettò umilmente un’abitazione soggetta all’Impero nelle montagne della Savoia2. Le mura di Narbona erano già

  1. Teodorico II figlio di Teodorico I, dichiara ad Avito la sua risoluzione di riparare o d’espiare la colpa, che aveva commesso il suo avo:

    Quae noster peccavit avus, quem fuscat id unum,
    Quod Te, Roma, capit... (Sidon., Panneg. Avit. 505)

    Questo carattere, applicabile solo al Grande Alarico, stabilisce la genealogia de’ Re Goti, che fin qui era stata ignota.

  2. Il nome di Sapaudia, da cui vien quello di Savoja, è rammentato per la prima volta da Ammiano Marcellino;