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dell'impero romano cap. xxxv. 413

tere militare dello Stato; e dagli scrittori contemporanei tal volta si nomina il Duce, o il Generale dei Romani d’Occidente. La sua politica, piuttosto che la virtù, l’impegnò a lasciare il nipote di Teodosio in possesso della porpora; e fu permesso a Valentiniano di godere la pace ed il lusso d’Italia, mentre il Patrizio faceva la luminosa comparsa d’un eroe e d’un difensor della patria, che sostenne quasi venti anni le rovine dell’Impero Occidentale. L’istorico Goto confessa ingenuamente ch’Ezio era nato per la salvezza della Repubblica Romana1; ed il seguente ritratto, ch’ei ne fa, quantunque ornato de’ più be’ colori, bisogna confessare, che contiene una porzione maggiore di verità che di adulazione: „sua madre era una ricca e nobile Italiana, e Gaudenzio suo padre, che aveva un posto distinto nella Provincia della Scizia, s’inalzò a grado a grado dallo stato di domestico militare alla dignità di Generale di cavalleria. Il loro figlio, che fu arrolato quasi nella sua infanzia fra le guardie, fu dato come ostaggio prima ad Alarico, e di poi agli Unni; e successivamente ottenne gli onori civili e militari del Palazzo, a sostenere i quali era ugualmente atto pel superiore suo merito. La graziosa figura d’Ezio non eccedeva la statura mezzana; ma le virili sue membra eran meravigliosamente formate per la forza, per la bellezza, e per l’agilità; ed egli era eccellente ne’ marziali esercizi di maneggiare i cavalli, di tender l’arco,

  1. Reipublicae Romanae singulariter natus, qui superbiam Svevorum, Francorumque barbariem immensis caedibus servire Imperio Romano coegisset. (Giornand., de Reb. Get. c. 34 p. 660).