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dell'impero romano cap. xxxiv. |
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all’uso della Corte. Era assegnata una casa a parte a ciascheduna delle numerose mogli d’Attila; ed invece del rigoroso ritiro imposto dalla gelosia Asiatica, esse ammettevano gentilmente gli Ambasciatori Romani alla lor presenza, alla loro tavola, ed anche alla libertà di un innocente abbracciamento. Quando Massimino presentò i suoi doni a Cerca, Regina principale, egli ammirò la singolare architettura della sua abitazione, l’altezza delle rotonde colonne, la grossezza e bellezza del legname, che era con arte lavorato o tornito o lustrato o inciso; e l’attento di lui occhio fu capace di scoprire qualche gusto negli ornamenti, o qualche regolarità nelle proporzioni. Dopo aver passato le guardie, che stavano avanti la porta, gli Ambasciatori furono introdotti nell’appartamento privato di Cerca. La Moglie d’Attila ricevè la lor visita, sedendo o piuttosto coricata sopra un morbido letto; il pavimento era coperto di un tappeto; i famigliari formavano un cerchio attorno la Regina; e le sue damigelle assise in terra s’impiegavano a lavorare i ricami di vari colori, che adornavano gli abiti dei guerrieri Barbari. Gli Unni erano ambiziosi di far pompa di quelle ricchezze, che erano il frutto e la prova delle loro vittorie; i finimenti dei loro cavalli, le loro spade e fino le scarpe loro erano guarnite d’oro e di pietre preziose, e le loro tavole erano profusamente coperte di piatti, di bicchuri e di vasi d’oro e d’argento, che eran opere di Greci artefici. Il solo Monarca aveva il sublime orgoglio di star sempre attaccato alla semplicità dei suoi maggiori Sciti1. Le vesti d’At-
- ↑ Allorchè i Mogolli facevan mostra delle spoglie dell’Asia nella Dieta di Toncal, il Trono di Gengis era sempre