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390 | storia della decadenza |
accidentalmente sorpresi co’ loro bestiami. Ne fu concessa una rigorosa quantunque inutil ricerca; ma gli Unni furono costretti a giurare, che essi non ritenevano alcun prigioniero appartenente a quella città, prima di poter ricovrare i due lor nazionali restati in vita, che gli Azimuntini si erano riservati come pegni per la salvezza dei perduti loro compagni. Attila, per la sua parte, restò soddisfatto e deluso dalla solenne loro asserzione, che il resto degli schiavi era stato messo a morte, e che avevano costantemente per costume di licenziar subito i Romani e i disertori, che avevano ottenuto la sicurezza della pubblica fede. Può condannarsi o scusarsi da’ Casisti questa officiosa e prudente dissimulazione, secondo che sono inclinati alla rigida opinione di S. Agostino o al sentimento più dolce di S. Girolamo e di S. Grisostomo; ma ogni soldato ed ogni politico dee confessare, che se fosse stata incoraggita e moltiplicata la razza degli Azimuntini, i Barbari non avrebbero più calpestato la maestà dell’Impero1.
Sarebbe stato maraviglioso, in vero, se Teodosio avesse comprato con la perdita dell’onore una sicura e solida tranquillità; o se la sua sommissione non avesse invitato a ripeter le ingiurie. La Corte di Bisanzio fu insultata da cinque o sei successive amba-
- ↑ La disputa fra S. Girolamo e S. Agostino, che cercavano con diversi espedienti di conciliare l’apparente contesa dei due Appostoli S. Pietro e S. Paolo, dipende dallo scioglimento d’un’importante questione (Middleton, Oper. vol. II, p. 5, 10), che si è frequentemente agitata fra’ Teologi Cattolici e Protestanti, ed anche fra’ giurisconsulti e filosofi d’ogni secolo.