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dell'impero romano cap. xxxiv. | 367 |
e sperimentato politico, a cui fu procurato tal ufizio dal suo ambizioso collega.
[A. 443-453] La morte di Rugilas sospese il proseguimento del trattato. I due suoi nipoti, Attila e Bleda, che successero al trono dello zio, acconsentirono ad un personale abboccamento con gli ambasciatori di Costantinopoli; ma siccome orgogliosamente ricusarono essi di smontar da cavallo, il negozio fu trattato a cavallo, in una spaziosa pianura vicino alla città di Margus nella Mesia superiore. I Re degli Unni si presero i reali vantaggi non meno che i vani onori della negoziazione. Essi dettaron le condizioni della pace, ed ogni condizione fu un insulto alla Maestà dell’Impero. Oltre la libertà d’un sicuro ed abbondante mercato sulle rive del Danubio, richiesero che fosse aumentata l’annua contribuzione da trecento cinquanta fino a sette cento libbre d’oro; che si pagasse una multa o riscatto d’otto monete d’oro per ogni schiavo Romano che fosse fuggito dal Barbaro suo Signore; che l’Imperatore dovesse rinunziare a tutti i trattati ed impegni co’ nemici degli Unni; e che tutti i fuggitivi, che si erano rifuggiti alla Corte o nelle Province di Teodosio, fossero consegnati alla giustizia del loro offeso Sovrano. Questa giustizia fu rigorosamente esercitata contro alcuni sfortunati giovani di stirpe reale. Furono essi per comando d’Attila crocifissi dentro il territorio dell’Impero: e tosto che il Re degli Unni ebbe impresso ne’ Romani il terror del suo nome, concesse loro un breve ed arbitrario respiro, mentre soggiogava le ribelli o indipendenti nazioni della Scizia o della Germania1.
- ↑ Vedi Prisco p. 47, 48 ed Hist. des Peuples de l’Europe Tom. VII. c. XII, XIII, XIV, XV.