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dell'impero romano cap. xxxii 329

senza distruggerlo. „Il nostro Re (continuò Isacco) è troppo addetto a’ piaceri licenziosi, ma egli è stato purificato nelle sante acque del Battesimo. Egli ama le donne, ma non adora il fuoco o gli elementi. Può meritare la taccia di libidinoso, ma è un indubitato cattolico, ed è pura la sua fede, quantunque ne sian dissoluti i costumi. Io non acconsentirò mai ad abbandonar le mie pecore alla rabbia de’ lupi divoratori; e voi presto vi pentirete del temerario cambio, che fate, fra le infermità d’un credente, e le speciose virtù d’un pagano„1. Inaspriti dalla fermezza d’Isacco i faziosi Nobili accusarono sì il Re che l’Arcivescovo, come segreti aderenti dell’Imperatore; ed assurdamente fecero festa della condanna che, dopo una parzial processura, fu solennemente pronunziata da Baram istesso. I discendenti d’Arsace furono spogliati della dignità reale2, che avevan goduta più di cinquecento sessant’anni3; e gli Stati dell’infelice

  1. Mosè di Corene (l. III. c. 63 p. 316). Secondo l’istituzione di S. Gregorio, Apostolo dell’Armenia, l’Arcivescovo era sempre della famiglia reale; circostanza che in qualche modo correggeva l’influenza del carattere sacerdotale, ed univa la mitra con la corona.
  2. Tuttavia restò un ramo della casa reale d’Arsace col grado, e i diritti (come sembra) di Satrapo Armeno. Vedi Mosè di Corene l. III. c. 65 p. 321.
  3. Valarsace fu creato Re d’Armenia dal Re de’ Parti suo fratello subito dopo la disfatta d’Antioco Sidete (Mos. di Corene l. II. c. 2 p. 86) cento trent’anni prima di Cristo. Senza appoggiarci ai varj e contraddittorj periodi de’ regni degli ultimi Re, possiamo esser sicuri, che la rovina del Regno di Armenia successe dopo il Concilio di Calcedonia l’anno 451. (l. 3 c. 61 p. 312), e sotto Veramo o Baram Re di Persia (l. III. c. 64 p. 317), che regnò dall’anno 420. al 440. Vedi Assemanni, Bibl. Orient. Tom. III. p. 396.