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dell'impero romano cap. xxxii 325

Vescovo, che aspirava alla corona del martirio, distrusse uno de’ tempj del Fuoco a Susa1. Fu vendicato lo zelo e l’ostinazione di lui sopra i suoi confratelli: i Magi eccitarono una crudel persecuzione; e l’intollerante zelo di Jesdegerde s’imitò dal suo figlio Vararane, o Baram, che poco dopo salì sul trono. Furono rigorosamente richiesti alcuni Cristiani fuggitivi, che si ritirarono alle frontiere Romane, e generosamente ricusati; e tal negativa, aggravata dalle dispute di commercio, tosto accese una guerra fra le rivali due Monarchie. I monti dell’Armenia e le pianure della Mesopotamia erano piene di armate nemiche; ma le operazioni di due successive campagne non produssero alcun decisivo o memorabil evento. S’ingaggiarono varj azzuffamenti, ed alcune città furono assediate con vario e dubbioso successo; e se a’ Romani riuscì vano il tentativo di ricuperare il possesso da gran tempo perduto di Nisibi, i Persiani furon rispinti dalle mura d’una città della Mesopotamia, pel valore d’un Vescovo marziale, che adoprava le sue macchine da guerra in nome di S. Tommaso Apostolo. Pure si celebrarono con panegirici e feste le splendide vittorie, che l’incredibile celerità del messaggiero Palladio più volte annunziò al palazzo di Costantinopoli. Da questi panegirici2 gli Storici di quel tempo

  1. Teodoreto l. V. c. 39, Tillemont Mem. Eccl. T. XII, p. 356, 364, Assemanni Bibl. Oriental. Tom. III. p. 396. Tom. IV. p. 61. Teodoreto biasima la temerità d’Abdas, ma innalza la costanza del suo martirio.
  2. Socrate (l. VII. c. 18, 19, 20, 21) è il migliore autore per la guerra Persiana. Possiamo ancora consultar le tre Croniche, la Pasquale, e quelle di Marcellino e di Malala.