|
dell'impero romano cap. xxix. |
27 |
rinnovò i pericolosi esempj della militare licenza. La contemplazione dell’ordine e dell’armonia universale aveva convinto Claudiano dell’esistenza di Dio; ma pareva, che la prospera impunità del vizio contraddicesse a’ suoi morali attributi, ed il fato di Ruffino fu l’unico evento, che dissipar potesse i religiosi dubbj del Poeta1. Tal atto potea vendicar l’onore della Providenza, ma non contribuì molto alla felicità del popolo. In meno di tre mesi fu questo informato delle massime del nuovo governo per mezzo d’un singolare editto, che stabiliva il diritto esclusivo del fisco sulle spoglie di Ruffino, ed imponeva sotto gravi pene silenzio a’ presuntuosi reclami de’ sudditi dell’Impero Orientale, che erano stati lesi dalla rapace sua tirannia2. Neppure Stilicone potè ritrarre dalla morte del suo rivale quel frutto, che s’ero proposto; e quantunque soddisfacesse la propria vendetta, ne rimase però sconcertata l’ambizione. La debolezza d’Arcadio avea bisogno d’un padrone sotto il nome di favorito; ma esso preferì le arti ossequiose dell’Eunuco Eutropio, che aveva acquistato la domestica sua confidenza; e l’Imperatore mirava con terrore ed avversione il forte genio d’uno straniero soldato. Finattantochè divise furono dalla gelosia del potere, la spada di Gaina e le grazie d’Eudossia sostennero il favore del
- ↑ Si veda il bell’esordio di quest’invettiva contro Ruffino, che si discute curiosamente dal Bayle Dict. Crit. Ruffin. not. E.
- ↑ Vedi Cod. Teod. lib. IX. Tit. 42. Leg. 14. 15. I nuovi Ministri procurarono, con incoerente avarizia, di prender le spoglie del loro predecessore e di provvedere alla futura lor sicurezza.