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e delle Profezie di Daniele e di Zaccaria; un centone de’ versi d’Omero applicati alla vita ed ai miracoli di Cristo; la leggenda di S. Cipriano; ed un panegirico sulle vittorie Persiane di Teodosio: ed i suoi scritti, che furono applauditi da un secolo servile e superstizioso, non si sono sdegnati dal candore d’una critica imparziale1. La tenerezza dell’Imperatore non fu diminuita dal tempo, nè dal possesso; e fu permesso ad Eudossia, dopo il matrimonio della sua figlia, di adempire i grati suoi voti con un solenne pellegrinaggio a Gerusalemme. Il suo viaggio per l’Oriente, pieno d’ostentazione, può sembrare incoerente allo spirito di cristiana umiltà: essa pronunziò, da un trono d’oro e di gemme, un’eloquente orazione al Senato d’Antiochia, dichiarò la sua reale intenzione di allargare le mura della città, fece un donativo di dugento libbre d’oro per risarcire i pubblici bagni, ed accettò le statue, che le furono decretate dalla gratitudine degli Antiocheni. Nella Terra Santa, le sue elemosine e pie fondazioni eccederono la munificenza della grande Elena; e quantunque fosse impoverito il pubblico tesoro da tal eccessiva liberalità, essa godè l’interna soddisfazione di tornare a Costantinopoli con le catene di S. Pietro, col braccio destro di S. Stefano, e con una indubitata immagine della Vergine dipinta

  1. Socrate L. VIII. c. 21. Fozio p. 413, 420. Tuttavia sussiste il centone Omerico, ed è stato più volte stampato; ma si pone in dubbio da’ critici il diritto d’Eudossia a quella insipida composizione. Vedi Fabric. Bibl. Graec. Tom. I. p. 357. La Jonia, dizionario miscellaneo d’istoria e di favola, fu compilato da un’altra Imperatrice nominata Eudossia, che visse nell’undecimo secolo; e l’opera tuttora è manoscritta.