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318 storia della decadenza

l’Oriente ambiziosamente sollecitavano l’attenzione del loro allievo Reale; e furono introdotti nel palazzo molti nobili giovani per animarne la diligenza coll’emulazione dell’amicizia. La sola Pulcheria eseguì l’importante incombenza d’istruire il fratello nell’arte del governo; ma i suoi precetti posson far nascere qualche sospetto intorno all’estensione della sua capacità, ed alla purità delle sue intenzioni. Essa gl’insegnò a conservare un grave e maestoso portamento; a camminare, a tener la veste, a porsi a sedere sul trono in una maniera degna d’un gran Principe; ad astenersi dal riso; ad ascoltare con piacevolezza; a rispondere a proposito, a prendere, secondo le occasioni, un contegno placido o serio; in una parola, a rappresentare con dignità e con grazia l’esterna figura d’un Romano Imperatore. Ma Teodosio1 non fu mai eccitato a sostenere il peso e la gloria d’un illustre nome; ed invece d’aspirare ad imitare i suoi antenati, degenerò (se è permesso di misurare i gradi dell’incapacità) anche al di sotto della debolezza del

  1. V’è una differenza notabile fra i due Storici ecclesiastici, che in generale hanno tanta somiglianza fra loro. Sozomeno (L. XI. c. 1) attribuisce a Pulcheria il governo dell’Impero, e l’educazione del fratello, ch’egli appena s’induce a lodare. Socrate, quantunque affettatamente rigetti ogni speranza di favore o di fama, compone un elaborato panegirico dell’Imperatore, e cautamente sopprime i meriti della sorella (l. VII. c. 22, 42). Filostorgio (l. XII. c. 7) esprime l’influenza di Pulcheria in un tuono gentile e da cortigiano τας βασιλικας σημειωτεις υπηρετουμενη και διενθυνουσει (osservando e dirigendo le Imperiali sottoscrizioni). Suida (Excerpt. p. 53) fa il vero carattere di Teodosio, ed io ho seguitato l’esempio del Tillemont (Tom. VI. p. 25) nel prendere alcuni tratti da’ Greci moderni.