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dell'impero romano cap. xxxii 317

distrasse mai l’instancabile sua attenzione dagli affari dell’Impero; e sembra ch’ella sola, fra tutti i discendenti del Gran Teodosio, ereditasse una parte del virile suo spirito e della sua capacità. L’uso elegante o famigliare, che aveva acquistato sì della lingua Greca che della Latina, era felicemente applicato da essa alle varie occasioni di parlare o di scrivere intorno a’ pubblici affari; le sue deliberazioni erano maturamente ponderate; le sue azioni pronte e decisive; e mentre muoveva senza strepito ed ostentazione la ruota del governo, attribuiva discretamente al genio dell’Imperatore la lunga tranquillità del suo regno. L’Europa, in vero, fu afflitta negli ultimi anni della pacifica sua vita dalle armi d’Attila; ma le più estese Province dell’Asia continuarono sempre a godere una costante e profonda quiete. Teodosio il Giovane non fu mai ridotto alla disgraziata necessità d’aver contro, o di punire un suddito ribelle; e poichè non possiamo applaudire il vigore dell’amministrazion di Pulcheria, dobbiamo dar qualche lode alla dolcezza e prosperità di essa.

Il Mondo Romano aveva grandissimo interesse nell’educazione del suo Signore. Fu giudiziosamente instituito un regolar corso di studi, e di esercizi, vale a dire de’ militari esercizi di cavalcare, e di tirare coll’arco, e degli studi liberali della grammatica, della rettorica e della filosofia. I più abili maestri del-

    sole l’anno 397; e la memoria di quelle reliquie era quasi spenta del tutto. Ad onta delle caritatevoli brame del D. Jortin (Osservazioni, tomo IV. p. 234) non è facile credere che Pulcheria non abbia avuto parte nella pia frode, avvenuta, a quanto pare, quand’ella aveva più di trentacinque anni.