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314 storia della decadenza

durevole ascendente sugli animi de’ suoi uguali. La salute del giovane Imperatore dimostrò il merito e l’integrità d’Antemio; e la sua prudente fermezza sostenne la forza e la riputazione d’un regno infantile. Uldino, con un formidabil esercito di Barbari, trovavasi accampato nel cuor della Tracia: rigettava orgogliosamente ogni termine d’accomodamento; ed accennando il sole nascente, dichiarò a’ Romani ambasciatori che il corso di quello poteva sol terminare le conquiste degli Unni. Ma la diserzione de’ suoi alleati, che furon segretamente convinti della giustizia e liberalità de’ Ministri Imperiali, obbligò Uldino a ripassare il Danubio: la tribù degli Scirri, che componeva la sua retroguardia, fu quasi distrutta, e più migliaia di schiavi furon dispersi a coltivare con servil fatica i campi dell’Asia1. In mezzo al pubblico trionfo, Costantinopoli fu difesa da un forte recinto di nuove e più estese mura; la stessa vigilante cura si pose a restaurar le fortificazioni delle città Illiriche, e fu giudiziosamente immaginato un disegno, che nello spazio di sette anni avrebbe assicurato il comando del Danubio, con istabilire su quel fiume una perpetua flotta di dugento cinquanta vascelli armati2.

    de’ Ministri di Costanzo, ed avo dell’Imperatore Antemio. Dopo il suo ritorno dall’ambasceria di Persia fu creato Console, e Prefetto del Pretorio dell’Oriente nell’anno 405: e tenne la Prefettura circa dieci anni. Vedansi gli onori e le lodi di esso appresso il Gotofredo (Cod. Th. T. VI p. 350), ed il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. VI. p. 1).

  1. Sozomeno l. IX. c. 5. Ei vide alcuni Scirri occupati nel lavoro vicino al monte Olimpo nella Bitinia, e si lusingava con la vana speranza, che quegli schiavi fossero gli ultimi della nazione.
  2. Cod. Theod. l. VII. Tit. XVII. L. XV. Tit. 2. leg. 49.